27-05-2016 Forte di Gavi e all’Area Archeologica di Libarna
La mostra propone una riflessione sulla scultura in Italia oggi, attraverso i lavori di artisti appartenenti a generazioni diverse.

Il termine “terra” è da prendersi in tutta la sua portata polisemica: la terra come elemento materiale, tangibile, come materia alla base di una scultura intesa in senso stretto, come atto del modellare, come presenza fisica e viva.

La terra, di conseguenza, è anche elemento di identificazione e di appartenenza, è la propria terra, quella delle proprie origini, sia in senso letterale (di nuovo, la terra-materia) che in senso lato come termine che indica il luogo e le sue caratteristiche, sia fisiche che culturali.

Prendendo spunto da questa accezione, la terra può essere intesa anche in senso più estesamente ecologico, come pianeta in cui l’artista, come tutti gli uomini, si trova a vivere, e la cui cura e di cui è primo responsabile.

L’elemento comune di queste diverse prospettive sul termine “terra” è quello dell’identità e della presenza materiale.

Per questo motivo, il taglio dato alla selezione delle opere in mostra è legato a una concezione forte di scultura, che ha al suo centro, per l’appunto, il rapporto con la materia e con il luogo.

Particolare attenzione, pertanto, sarà data alla specificità territoriale delle due sedi ospitanti: i lavori scelti dialogano con i luoghi, ne mettono in rilievo le peculiarità, e al tempo stesso ne traggono nuova vita.

Si tratta dunque, a seconda dei casi, di lavori recenti scelti per la loro capacità di intraprendere questo dialogo, oppure di lavori eseguiti appositamente per l’occasione.

“In principio” indica che la terra (di nuovo, nelle varie accezioni possibili) è l’imprescindibile punto di partenza; “è” (e non “fu”, o “era”) perché questo principio si genera e rigenera costantemente. Proprio questa forza generativa, questa energia sono tra i valori principali che accomuneranno le opere in mostra.

Un doppio asse di ricerca, dunque, che prende in considerazione la terra e i sui molteplici significati, ma anche la scultura come suo medium artistico per eccellenza.

Interessati, quindi, sono ricerche assai diversificate che, forti della loro unicità declinano la scultura secondo le individuali inclinazioni e sensibilità dei loro autori, concedendo allo sguardo dell’osservatore una visione ad ampio raggio sul linguaggio scultoreo del presente.

È la terra ed è la scultura. Gli artisti presenti – che comprendono le nuove generazioni e alcuni maestri ormai storicizzati ed affermati – riflettono sul tema indicato attraverso proposte che già rientrano nel loro abituale filone di indagine, oppure, in molti altri casi, stimolati dal soggetto terra, optano per lavori inediti che sono destinati a legarsi in modo peculiare alla circostanza di questa mostra. Nel dialogo sulla comune tematica, quindi, nascono inusuali convergenze tra esperienze differenti che attivano stimolanti intrecci, rimandi e corrispondenze.

Ad accogliere questo progetto sono due luoghi d’eccellenza della Provincia di Alessandra: il Forte di Gavi, antica fortezza le cui origini risalgono alla tarda antichità, e il sito archeologico di Libarna, il cui nucleo abitativo affonda le radici nella classicità romana. Due ambientazioni che, nelle intenzioni espresse dal tema stesso di questa mostra, non si limitano ad essere semplici location, valide per la peculiare estetica di quei cosiddetti non luoghi ormai retoricamente deputati a ricevere passivamente l’arte contemporanea, ma proprio per il valore storico che li lega al loro territorio, dato essenziale nel definire tale rapporto naturale e definito nei suoi rimandi e nelle sue vicende.

Presenze fondamentali per questa terra, i due siti circoscrivono lo sfondo ideale per portare lo sguardo oltre la contingenza dei contenuti dell’arte attuale, spesso troppo spesso sentita dal senso comune come slegata dalle realtà e dalle esperienze del mondo e arroccata su virtuosismi intellettuali: tutto qui torna alla concretezza della terra, alla semplicità della sua essenza, all’immediatezza della gente.

Da una parte le vestigia di Libarna riportano la scultura nella sua naturale dimensione en plain air: qui può recepire le suggestioni della bellezza dell’ambiente, dove della presenza e del passaggio umano restano solamente poche tracce e segni. Tra resti e rovine le opere creano un ponte temporale in cui passato, presente e futuro si contaminano scrivendo le coordinate di storie nuove.

Nel Forte le installazioni si susseguono stanza dopo stanza, spazio dopo spazio e, recependo l’unicità singolare di ciascun intervento, lo spettatore scopre, poco per volta, sentimenti, interpretazioni diverse che declinano la poliedrica lettura di un tema universale e assoluto quale quello della terra, valido per ogni cultura, ogni latitudine e longitudine. Nel grande complesso di Gavi si attua una metamorfosi: nato per difendere e offendere, luogo di confino e prigionia, accogliendo queste opere il pensiero si libera e le varie sale si aprono ad accogliere la libertà del pensiero che all’arte sempre si accompagna, specialmente se riflette sul nostro bene più prezioso.
In principio è la terra.

Matteo Galbiati e Kevin McManus